SOSTEGNO PSICOLOGICO ALL’ABORTO TERAPEUTICO: ASCOLTO, RICONOSCIMENTO, CURA

Quando una coppia si trova nella dolorosa situazione di valutare un aborto terapeutico, le emozioni sono complesse: paura, dolore, senso di perdita, colpa, ma anche la consapevolezza di dover prendere una decisione difficile per tutelare la salute fisica o psichica propria o del nascituro.
Come psicologa psicoterapeuta sistemico-relazionale, offro uno spazio che riconosca queste emozioni, che accompagni, che non giudichi, che permetta la riflessione e l’elaborazione.
Cosa si intente per aborto terapeutico o interruzione terapeutica di gravidanza (ITG)?
L’interruzione terapeutica di gravidanza, spesso chiamata anche aborto terapeutico, è un intervento medico che viene eseguito per interrompere una gravidanza quando questa comporta seri rischi per la salute fisica o psicologica della donna o quando vi sono malformazioni fetali gravi che porterebbero a una morte certa del feto o a gravissime disabilità.
A differenza dell’aborto volontario (IVG) , che viene deciso per motivi personali o socio-economici, l’interruzione terapeutica è legata a motivi di salute.
Qual è la normativa di riferimento?
In Italia la normativa cardine è la Legge 22 maggio 1978, n. 194 (“Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”).
Entro i primi 90 giorni dalla gravidanza (cioè fino a 12 settimane e 6 giorni), la donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza per motivi di salute, economici, sociali o famigliari, senza che sia necessario un motivo medico grave specifico.
Dopo i 90 giorni, l’aborto è ammesso solo se un medico certifica che la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna o se accertati processi patologici, rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro siano tali da determinare un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
La legge non fissa un limite gestazionale rigido per l’interruzione terapeutica di gravidanza, ma interviene il criterio della possibilità di vitalità esterna del feto. Quando il feto ha raggiunto uno sviluppo che ne permette la vita al di fuori dell’utero, il medico deve adottare misure per salvaguardarne la vita, se possibile. Questo pone, nella pratica, un limite “prudenziale” attorno alle 22‑24 settimane.
Come avviene l’aborto terapeutico?
L’aborto terapeutico è una scelta difficile. Non è solo una decisione medica, ma un percorso che coinvolge forti emozioni, paure e incertezze.
Il primo passo è il consulto con il medico ginecologo, che fornisce tutte le informazioni necessarie sullo stato di salute della madre e sul rischio per il feto.
È fondamentale che la coppia o la madre coinvolta abbia un supporto psicologico in questo momento. Un approccio empatico permette di esplorare il significato di questa decisione, di gestire le emozioni e di trovare un modo per viverle nel rispetto di se stessi e della propria storia.
Spesso le donne/coppie devono decidere in tempi ristretti, sotto pressione, con incertezza diagnostica, in un contesto medico che può essere tecnico e freddo ed il sentirsi sole, giudicate o fraintese può aumentare il trauma. Trovare un valido sostegno psicologico può ridurre l’isolamento, normalizzare l’esperienza, aiutare a ricostruire un senso e a ritrovare una vita degna di essere vissuta.
Durante la consulenza, viene data la possibilità alla coppia di esprimere le proprie emozioni, preoccupazioni e dubbi. Come psicologa psicoterapeuta aiuto a esplorare tutte le alternative e a comprendere i pro e i contro di ciascuna scelta, senza giudizio. Questo passaggio è importante per favorire la consapevolezza e la serenità nel momento della decisione.
Nel caso in cui la decisione venga presa, l’aborto terapeutico avviene in ospedale, sotto il controllo di specialisti. La modalità dipende dalla fase della gravidanza: può avvenire con un intervento chirurgico o tramite una terapia farmacologica che provoca l’interruzione della gravidanza. Quando il feto ha già raggiunto una certa maturità ma ci sono complicazioni che rendono il proseguimento della gravidanza troppo rischioso, può essere fatta la scelta dell’induzione del parto.
Anche dopo l’intervento, il supporto psicologico resta importante. L’elaborazione del lutto, anche se legato a una situazione di salute, è, infatti, un processo che richiede tempo e sostegno. È importante che la persona o la coppia non si senta sola, ma accompagnata in ogni fase.
In cosa consiste il mio lavoro di sostegno psicologico alle persone e alle coppie che si trovano a dover scegliere e/o affrontare un aborto terapeutico?
Il mio lavoro come psicologa psicoterapeuta sistemico-relazionale consiste nel prendere in considerazione gli aspetti emotivi e relazionali di questa delicata decisione.
Offro uno spazio sicuro di ascolto che possa permettere alla donna (o alla coppia/famiglia se desiderato) di esprimere tutti i sentimenti — dolore, rimpianto, rabbia, senso di colpa, conflitto fra valori — senza giudizio.
Consento di riconoscere e dar valore al senso di perdita: anche se l’aborto terapeutico è una scelta, comporta ugualmente la perdita di un figlio/a che esisteva nelle immagini mentali, che era atteso/a. Elaborare questa perdita, come un lutto, è importante.
Cerco di facilitare la comunicazione fra i partner e con le persone per loro importanti, permettendo la costruzione di una rete di sostegno familiare, amicale e/o con associazioni che si occupano specificatamente di accogliere genitori vittime di lutti pre-perinatali (Es. CiaoLapo)
L’aborto terapeutico è un evento di vita che può lasciare ferite invisibili. La sofferenza non riguarda solo il corpo, ma l’identità, il senso di sé e la relazione.
L’aborto terapeutico non è solo una decisione medica, ma un atto che coinvolge la vita e le emozioni della persona. Affrontarlo in modo consapevole, sostenuto da professionisti preparati, è un passo importante per ritrovare equilibrio e serenità.
Se ti senti sopraffatta/o da questa decisione, ricorda che chiedere aiuto è un segno di forza. Ogni passo che fai verso la comprensione delle tue emozioni è un passo verso la cura di te stessa/o.







