STORIE DI ENDOMETRIOSI

Sono una psicologa psicoterapeuta ed apparentemente il tema di questa invalidante malattia chiamata endometriosi sembrerebbe essere poco di mia competenza e riservato ad un ambito di quasi esclusiva competenze medica. Eppure è una malattia che spesso entra nella stanza di terapia, attraverso la via principale, ad esempio per i correlati psicologici della malattia come ansia, senso di inadeguatezza o disturbi dell’umore, altre volte per vie più periferiche nell’ambito di conflitti relazionali o nelle ricerca di una maternità.
Queste sono tre storie su come l’elaborazione della malattia e dei vissuti ad essa associati abbia permesso miglioramenti significativi nella storia di queste persone.
I nomi indicati sono frutto di fantasia, così come le immagini qui riportate.
LA STORIA DI LISA
Lisa è una studentessa ventenne che mi contatta per forti malesseri fisici a cui tutti attribuiscono una causa psicosomatica e che per questo l’hanno portata a chiedere aiuto a me in quanto psicoterapeuta. Quando ci conosciamo è titubante, non sta male in quel momento ma mi dice di essere reduce da una settimana di forti mal di pancia e disturbi intestinali. Non crede che il suo malessere sia frutto della sua mente, come tutti le dicono, ma vuole provare a star meglio. Mi riferisce anche di episodi di attacco di panico con l’arrivo delle mestruazioni perchè sa quanto male dovrà stare. Nell’approfondire i suoi sintomi ed il suo malessere emerge come tutti la considerino “fragilina” e con una soglia del dolore bassa per cui non danno credito ai suoi dolori.
Assieme impariamo ad ascoltare e a dar valore a quello che il suo corpo comunica. Lisa si sente legittimata a consultare dei medici specialisti e da lì a poco arriva la diagnosi di endometriosi.
I malesseri continuano ad esserci ma Lisa si sente liberata dal peso di essere quella debole. Un po’ alla volta gli attacchi di panico vengono meno e sente di poter prendersi cura del dolore che vive.
Occuparsi della sua malattia diviene poi anche un occuparsi di sé stessa in generale, riprendendo in mano con più entusiasmo il suo percorso di studi e aprendosi maggiormente alle relazioni sociali.
LA STORIA DI MICHELA
Michela ha 38 anni e lavora come manager. Mi contatta per una situazione di forte calo dell’umore e dell’interesse verso ciò che la circonda e per una forte stanchezza. Nell’approfondire il suo malessere emerge come da sempre lei sia abituata ad sopportare il suo non star bene ma ora sente che è davvero troppo. La sua sofferenza sembra essere legata ad uno scarso riconoscimento sul piano lavorativo e ad un’insoddisfacente relazione di coppia.
Mi racconta come sul lavoro si senta sempre in affanno poiché ha giorni in cui sta molto male fisicamente in cui non riesce a lavorare ed altri in cui si trova a dover lavorare il doppio per recuperare il lavoro lasciato arretrato e a fare in modo che nessuno si accorga di nulla.
In coppia la situazione è complicata sopratutto per difficoltà non comprese sul piano intimo. Per Michela i rapporti sessuali sono molto dolorosi ed il compagno si lamenta per la scarsa attività sessuale. Fra le righe Michela fa riferimento alla sua diagnosi di endometriosi a cui dice di non voler dare peso perchè in fin dei conti è sempre stata abituata che è così per le donne di casa sua: ne soffrono sia la madre che la sorella.
Nel dar valore al benessere di Michela assieme lavoriamo sul dar significato alla malattia di cui soffre e sull’importanza di rispettare il suo corpo, non stressandolo con ritmi impossibili di lavoro né torturandolo con rapporti sessuali dolorosi.
Michela trova il coraggio di parlare della sua malattia nel contesto di lavoro dove trova accoglienza e comprensione e le viene rimandato che avrebbe potuto parlarne prima. Concordano che può legittimamente prendersi i giorni di malattia quando sta male.
Non trova la stessa comprensione nel compagno il quale crede che le sue siano solo scuse. Michela prende atto che la sessualità è solo uno dei tanti piani in cui il loro rapporto di coppia è difficile e decide dunque di pensare al suo benessere ed interrompere la relazione.
LA STORIA DI PAOLA
Paola è un’insegnante di 38 anni. Mi contatta per un problema di infertilità che sta vivendo da tempo e dopo vari tentativi di procreazione assistita falliti sente che è il caso di prendere del tempo per sé stessa. Quando la conosco è molto triste, si trova nel pieno del lutto per la mancata genitorialità. Assieme facciamo un percorso per riconoscere la rabbia e la tristezza tipiche di questa fase e lavoriamo affichè l’energia vitale possa essere convogliata verso altri progetti diversi dalla genitorialità. È un percorso molto doloroso e difficile che porta Paola a focalizzarsi su sé stessa. Solo in questo momento diviene centrale per lei rivolgersi in maniera specifica a medici esperti in endometriosi poiché sino a quel momento aveva considerato il suo corpo solo come una tavola in cui i medici potevano agire come volevano, togliendo e sistemando i pezzi rotti.
Paola un po’ alla volta riprende a considerare il suo corpo come parte di sé, a farci pace ed a viverlo come qualcosa che può anche rimandare emozioni positive. Può quindi permettersi di investire in nuovi progetti per lei e per il suo partner.