L’adozione di un figlio

ADOTTARE UN FIGLIO


Psicologa adozioni Padova | Iscritta alla sezione A dell’Albo degli Psicologi della Regione Veneto con il n° 8736.

Studio di Psicologia a Padova per consulenze, colloqui di sostegno psicologico, percorsi di accompagnamento per aspiranti coppie adottive e famiglie adottive.

Psicologa adozioni Padova

Essere adottati è una cosa meravigliosa: è quando piangi e la tua mamma non ti sa consolare e ti porta alla Casa dei Bambini dove i tuoi genitori ti vengono a prendere”.

U., adottato ad un anno e mezzo, scrive questo pensiero in un tema scolastico.

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Io penso sempre che la nostra più grande gioia si sia originata dall’incontro di due dolori: quello di noi genitori che non riuscivamo ad avere figli e quello del nostro bambino che era stato abbandonato“.

M., mamma di un bimbo adottato ad tre anni, pronuncia questa frase nel corso di uno dei nostri colloqui.

Trovo che queste frasi siano emblematiche di come nell’adozione non possano mai essere trascurati due aspetti: l’abbandono da parte dei genitori biologici del proprio figlio e la presenza di due coppie di mamma e papà.

L’adozione è un’esperienza molto complessa: il bambino adottato non può essere riduttivamente considerato come uno “straniero”, sebbene le sue origini, i suoi lineamenti ed i suoi tratti somatici possano indurre a pensarlo come tale. L’adozione garantisce lo status di cittadino, ma non cancella il contesto culturale di origine. D’altro canto, il figlio adottivo non può essere banalmente equiparato ad un “figlio biologico”. Questo paragone può, infatti, portare le famiglie a sentirsi non totalmente adeguate.

La storia dei bambini adottivi non inizia quando incontrano la loro nuova famiglia, ma vi è un continuum fra il loro presente, il loro passato ed il loro futuro ed un’interazione costante fra la loro storia, quella dei loro genitori biologici e dei loro genitori adottivi. Essi portano con sé molteplici appartenenze, che possono essere vissute come lontane, scollegate, incompatibili o antagoniste. Spesso si trovano in difficoltà nel raccontare la propria storia, sia per vissuti spesso molto traumatici, sia per il timore di deludere i propri genitori adottivi. Possono portare con sé la sensazione di dover scegliere tra il proprio passato ed il proprio presente e di essere impossibilitati a decidere poiché tale scelta sembra essere sempre e comunque un tradimento. Talvolta essi possono arrivare alla conclusione che è meglio scegliere il proprio presente e quindi si possono trovare a portare con sé una parte di identità nei confronti della quale nutrono sentimenti ambigui: oscillano fra l’amore e l’odio, fra l’orgoglio e la vergogna.

È importante che il bambino senta di poter contare su una famiglia disposta ad accogliere la sua storia e a riconoscerne il valore e questo gli viene trasmesso attraverso il rispetto per il suo passato. I genitori dovrebbero essere disposti a raccontare al bambino la parte di storia che lui non conosce con i tempi e i modi adeguati e dovrebbero favorire il legame con il suo paese d’origine, ad esempio, condividendone usanze e tradizioni. Non si deve inoltre dimenticare che l’accettazione del proprio figlio adottivo deve comprendere anche l’accettazione dei suoi genitori biologici, che sono parte fondamentale e incancellabile della sua storia.

Nel mio lavoro di sostegno ed accompagnamento psicologico con le aspiranti coppie adottive e con le famiglie adottive, un aspetto che ritengo prioritario è proprio un’adeguata elaborazione della storia adottiva.

Dott.ssa Sara Lindaver

Psicologa Psicoterapeuta esperta in adozioni

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