DEPRESSIONE: Perchè proprio a me? Che senso ha?
La depressione si stima che possa affliggere nell’arco della propria vita almeno una persona ogni 10.
Talvolta è difficile distinguere la tristezza connessa ad eventi negativi che ci sono successi, come un lutto, una malattia, la fine di una relazione significativa o un fallimento lavorativo, con la depressione in senso stretto.
Il DSM 5 (il manuale di riferimento per i disturbi psicologici) annovera la depressione come un disturbo dell’umore caratterizzato principalmente da: umore depresso, perdita di interesse per le attività abituali, insonnia o aumentato bisogno di sonno, diminuzione o aumento significativo dell’appetito, incapacità a concentrarsi, senso di fatica e di perdita delle energie.
Il manuale sottolinea che per poter parlare di un disturbo dell’umore di tipo depressivo è necessario che questi sintomi siano presenti da almeno 2 settimane e che comportino importanti effetti negativi sul funzionamento delle propria vita quotidiana dal punto di vista familiare, sociale e lavorativo.
Nella mia esperienza clinica e nel mio percorso di studi ho potuto appurare che la depressione non è un disturbo che compare così, di punto in bianco ed a ciel sereno nella vita delle persone, sconvolgendone l’esistenza e non avendone un senso.
Certo, credo che se dicessimo a qualsiasi persona sofferente che la sua depressione in qualche modo è utile, non ci prenderebbe molto sul serio, ma a volte è proprio così. È come se la persona, per amore degli altri, in qualche modo con la propria depressione sacrificasse sé stessa.
Proviamo a capirne qualcosa in più…
Spesso nella storia di persone depresse vi è un passato fatto di relazioni conflittuali con un’importante aggressività verbale e/o fisica subita o assistita. Questa conflittualità può riguardare le relazioni genitori-figli, le relazioni di coppia o talvolta manifestarsi anche in altri contesti come quello lavorativo o scolastico.
Si sa che perché ci sia un litigio è necessario che ci siano almeno due persone disposte a prenderne parte: io dico una cosa e tu mi controbatti ed andiamo avanti così all’infinito, fino a che non troviamo un accordo o fino a che uno dei due non si stanca.
Quando la persona che si stanca e viene meno alla discussione comincia ad essere sempre la stessa è probabile che alla lunga ella possa cominciare a manifestare dei sintomi tipici della depressione.
L’emergere dell’umore depresso, la perdita di energie e la sensazione di non avere più il desiderio ed il piacere di far nulla potrebbero essere letti come un messaggio per cui “io non attacco” e di conseguenza non è più necessario che vi sia un’aggressività agita nei miei confronti.
Del resto, anche nel mondo animale è molto diffusa la tanatosi, ossia un comportamento per cui alcuni animali in situazioni di pericolo riducono al minimo le loro attività vitali al punto di fingersi morti.
La persona depressa che si ritrova a letto a dormire continuamente o al contrario con gli occhi sbarrati ma che non riesce a dormire, che non ha interesse per nulla, che mangia a fatica o che viceversa si abbuffa di cibo come se fosse un contenitore da riempire e non un corpo da nutrire appare di poco diversa da quegli animali che simulano la morte.
Se consideriamo come caratteristico della vita umana il provare piacere e soddisfazione e l’avere dei desideri per il proprio futuro, potremmo ben comprendere come la depressione sia la condizione umana che più si avvicina ad uno stato di morte. Non a caso molte persone ne parlano come “un buco nero”.
La depressione può essere considerata come una sorta di sacrificio da parte della persona depressa perché consente un venir meno delle situazioni conflittuali, a discapito però del proprio benessere personale.
E. quando le discussioni con i suoi genitori diventavano troppo accese si rinchiudeva nella sua camera per giorni che divenivano mesi, non si lavava, non accendeva la luce e rimaneva lì stesa a letto ad abbuffarsi di cibo. Sapeva che la sua stanza era il suo spazio sicuro ma anche la sua prigione.
G. ben sapeva che sua moglie lo tradiva, che le loro litigate per questo erano sempre più frequenti, che la sua gelosia lo accecava ma che allo stesso tempo non poteva fare a meno di lei…non poteva lasciarla ma non poteva nemmeno andare avanti a discutere con lei in eterno così un po’ per volta ha cominciato a prendersi meno cura di sé stesso, a non svegliarsi al mattino in tempo per andare a lavoro, a dimenticarsi di mangiare fino ad arrivare ad essere totalmente privo di energie da non potersi alzare dal letto.
Il mio lavoro psicoterapeutico con persone affette da depressione consiste in primo luogo nell’andare a ripercorrere la loro storia in modo tale da comprendere il senso che la loro depressione può avere o aver avuto.
Quando una persona è abituata a percepirsi impotente di fronte a ciò che le accade, già narrare la propria storia può essere un momento delicato in quanto presuppone che la persona assuma una posizione attiva di narratrice. Si tratta di un lavoro graduale, fatto per piccoli passi, e laddove necessario con l’aiuto di psicofarmaci che possono contribuire ad aiutare la persona a star meglio.
L’obiettivo è quello di far riscoprire alla persona la possibilità di ricoprire una posizione differente nelle relazioni con gli altri. Si tratta di un graduale rivedersi come “potenti” di fronte a ciò che accade e di ritrovare un po’ per volta la sensazione di piacere nelle proprie attività quotidiane, recuperando anche la propria capacità di desiderare e di far progetti per il proprio futuro.
Già chiedere aiuto è un piccolo passo per far valere il diritto a star bene che è proprio di ogni persona.
Stai vivendo una situazione simile o hai un familiare o amico che soffre di depressione?
Puoi chiamare il numero 3490560187 o scrivere a sara.lindaver@libero.it per avere maggiori informazioni o per fissare un appuntamento.
Psicologa Psicoterapeuta Padova
Studio di Psicologia e Psicoterapia a Padova
dott.ssa Sara Lindaver
Psicologa Psicoterapeuta Depressione Padova
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