Quando annunciare la gravidanza

Le famose due lineette nel test di gravidanza e/o il dosaggio delle Beta Hcg annunciano senz’ombra di dubbio l’inizio di una gravidanza alla coppia di neogenitori.
A seconda dei contesti la scoperta di una nuova gravidanza può essere fonte di grande gioia ma anche di un grande spavento e di una grande preoccupazione.


In alcune gravidanze senza particolari sintomi come nausea o eccessiva stanchezza nelle prime settimane può essere davvero difficile rendersi conto di essere incinta e che la propria compagna è incinta senza che questo richieda un deliberato pensiero cosciente.
Spesso la sensazione è quella per cui “Non mi sento incinta ma non posso fare a meno di pensare di esserlo”.
Sia nel caso di una gravidanza desiderata sia nel caso di una gravidanza inattesa si tratta di un pensiero che difficilmente può essere messo in secondo piano nel nostro quotidiano.


La questione che interpella a questo punto i neogenitori è: “Quando annunciamo la gravidanza? A chi lo diciamo?”


La decisione comunemente più diffusa è quella di annunciare la gravidanza al termine del primo trimestre quando cala il rischio di aborto e quindi ci si sente più sicuri sul proseguio della gravidanza.
Questo porta la coppia a conservare per sé un segreto molto prezioso.
Vi sono situazioni in cui il mantenere la riservatezza in questi primi mesi di gravidanza può essere utile alla coppia per coltivare uno spazio per sé, soprattutto nei casi in cui il concepimento è avvenuto tramite tecniche di fecondazione assistita che prevedono inevitabilmente il ruolo di terze persone in uno dei momenti più intimi di vita della coppia quale è quello del concepimento.
Vi sono altre situazioni in cui magari si vorrebbe annunciare a gran voce che si è incinti ma si viene trattenuti maggiormente da una sorta di precetto culturale per cui la gravidanza si annuncia dopo il terzo mese.
Ma da dove arriva questa idea per cui la gravidanza si annuncia una volta passato il primo trimestre?
Questo pensiero si basa sul dato oggettivo che il primo trimestre è il periodo della gravidanza in cui è più alta l’incidenza di aborti spontanei per cui l’idea è quella di tenere la riservatezza sulla gravidanza per tutelarsi nel caso essa non abbia un proseguimento.
Questa idea si fonda sul principio per cui un aborto spontaneo dovrebbe/potrebbe essere meno doloroso e più facilmente superabile se ne è a conoscenza solo la coppia.


Tuttavia un aborto, in qualsiasi fase della gravidanza incorra, è un lutto: è la perdita del proprio bambino o bambina in qualsiasi fase della gravidanza esso intercorra. È vero che dal punto di vista dello sviluppo fetale è per ben diverso avere un aborto a poche settimane piuttosto che a gravidanza più inoltrata: nelle prime settimane si tratta di un insieme di cellule magari  di dimensioni millimetriche mentre più avanti con la gravidanza vi è un feto più o meno formato.
Quando però si gioisce o ci si spaventa alla scoperta del positività di un test di gravidanza non lo si fa per quel infinitesimale cumulo di cellule ma lo si fa al pensiero di diventare mamme e papà di un bambino o di una bambina verosimilmente sano o sana.

Certamente il tempo in cui il nostro bimbo o la nostra bimba ha transitato nella pancia della sua mamma ha una valenza. Nelle prime settimane può essersi fatto sentire magari solamente arrecando qualche disturbo come la nausea e la stanchezza mentre più avanti può averci fatto sentire la sua presenza con la pancia che cresce o anche con i suoi movimenti.
Queste differenze tuttavia non portano con sé il fatto che un’interruzione di gravidanza precoce sia meno dolorosa di una tardiva.

La riservatezza certamente ci consente di evitare di dover dare risposte a domande indiscrete e soprattutto di dover annunciare che quel bambino o quella bambina non arriveranno più. D’altro canto ci porta anche a privarci in maniera deliberata del possibile supporto che le persone a noi care potrebbero offrirci in un momento così delicato della nostra vita.
Il supporto sociale è, infatti, uno dei fattori che facilita l’elaborazione del lutto e favorisce l’accettazione della perdita come parte della propria esperienza di vita.

A proposito della domanda da cui son partita: “Quando annunciare la gravidanza?” la mia risposta è che ogni coppia valuti quello che sente più opportuno per sé senza dar per scontato che se si parla fin da subito della propria gravidanza significa essere delle persone incaute, illuse, che mettono il paraocchi dinnanzi a possibili difficoltà della gravidanza.

Ogni coppia, in base alla propria esperienza di vita, può fare il proprio bilancio fra il proprio desiderio di riservatezza, la volontà di condividere la propria gioia, la tutela da domande inopportune in caso di complicazioni e la possibilità di godere di un supporto sociale qualora la gravidanza non vada a buon fine.

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Dott.ssa Sara Lindaver Psicologa Psicoterapeuta

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